Dopo Barcellona e il suo Primavera Club, e quindi dopo aver deciso di recensire su questo abbozzo di blog i concerti che da quel momento avrei ritenuto più interessanti, mi sono capitate non poche occasioni, tanto da pensare che non siano state solo un caso.
Prima tra tutte il concerto dei Jon Spencer Blues Explosion.
Di loro penso di non dover dire nulla e del loro leader nemmeno. Qui si parla di storia del rock anche se, davvero, sul palco Jon Spencer non ricorda affatto un terapside vertebrato.
Avevo già visto alcuni dei progetti precedenti di questo eroe dei nostri tempi; prima le Boss Hog, poi i White Trash, e infine quelli che alla fine sono a mio parere la sua espressione migliore, i JSBE.
Sembra impossibile poi aver visto tutte e tre le band nel giro di poco più di un anno in tre città venete: Boss Hog a Treviso (New Age), Heavy Trash a Padova (Unwound) e JSBE a Verona (Interzona). A volte viene da pensare che il vero NordEst non sia quello che ci vogliono far credere, ma tratterò questa riflessione un’altra volta magari.

Del concerto di Verona (09.12.2010) non scriverò nulla, perchè è passato troppo tempo e le sensazioni si sono affievolite, rischierei di non renderne giustizia.
Qualche foto ve la posto lo stesso però, so che siete dei feticisti come me

Qui gli altri concerti:

The Notwist

Sleigh Bells

Crystal Fighters

Pubblicato il da borislove | Commenti disabilitati su Nuove recensioni

The Notwist – Huxleys Neue Welt, Berlin – 27.01.2010

Poi vado a Berlino.
Bella Berlino, mi è piaciuta tanto. I suoi muri, le sue strade, gli asili ai primi piani dei condomini, le case occupate, i mercatini…fa male accorgersi di vivere in provincia.
Cmq decido di approfittare di questi nove giorni per vedere anche qualche bel concerto ed ho culo.
Grazie a questo (potenzialmente) fantastico sito, scopro che il 27 gennaio i Notwist ri-suonano il loro quinto e più famoso album “Neon Golden”(2002) proprio a Berlino.
Devo essere sincero, i Notwist non mi hanno mai fatto impazzire, ed infatti ho ascoltato solo il loro album più famoso, appunto quello di cui sopra (ve l’ho detto, culo!). Poi quella sera, sempre a Berlino, suonano anche i Casio Kids e sono molto indeciso sul da farsi.
Cercando notizie su questi ultimi leggo la notizia che suoneranno anche il giorno dopo. La notizia si rivelerà falsa, ma questo frainteso mi permette di fare una scelta…quella giusta.

Il concerto si tiene alla sala dell’Huxleys Neue Welt, una specie di centro commerciale che, tra negozi di mercanzie cinesi a bassissimo prezzo e case da gioco, non diresti mai possa nascondere una sala concerti. Invece dopo un pò di attesa passata a mangiare un currywurst e bere una birretta nel chioschetto del parcheggio, si aprono le porte e possiamo entrare in un ambiente molto ampio, ma accogliente allo stesso tempo.
All’inizio c’è poca gente ed io, convinto che i concerti in Germania inizino sempre puntuali, un po’ mi deprimo a vedere tutto sto vuoto. Poi piano piano la sala comincia a riempirsi fino ad essere gremita.
Io e l’amica che mi ospita a Berlino riusciamo a trovarci un posto comodissimo sulla tribuna di fronte al palco, per di più di fianco alla spina delle birre, una delle belle sorprese della serata.

Qui parentesi birra, perchè quando una cosa merita merita.

Mi riferisco in particolare al prezzo delle birre nei locali, che non supera mai i 3 euri (birra media s’intende) e al metodo che hanno per non farti lasciare in giro i maledetti bicchieri di plastica che di solito coprono i pavimenti alla fine di ogni concerto…presente? Ecco, lì ti danno il bicchiere (bottiglia ed ogni altra sorta di contenitore) con una caparra che si può riavere indietro nel momento in cui riporti il vuoto al banco. Dite, hai scoperto l’acqua calda…ma l’avete mai visto fare in Italia?

Chiusa questa parentesi torniamo al concerto.
Ai Notwist fa da spalla un gruppo che dopo accurate ricerche scopro chiamarsi Louise Pop da Vienna. Band proprio carina, formata da due ragazze rispettivamente alla chitarra e ai synth & drum-machine, più il batterista che invece è maschietto.
Lo stile, le canzoni e l’atteggiamento mi ricorda subito le Elastica, quindi decido che mi piacciono. Poi però, dopo le prime tre o quattro canzoni ci si accorge che il trucchetto viene usato troppe volte e il concerto diventa un po’ ripetitivo e palloso.
Però chissà, carini sono carini, preparati e con le idee abbastanza chiare anche…magari leggeremo qualche altra recensione su di loro un giorno.

Quando entrano i Notwist sono più o meno alla quarta birra e non so se questo abbia influito in qualche modo sulle mie percezioni, ma non credo, perchè ricordo ancora tutto molto bene, e questo è un miracolo già di per sè (chi mi conosce sa il perchè).
Davvero non conoscevo nulla oltre all’LP in questione, per cui ho affrontato il concerto nel migliore dei modi, senza preoccuparmi di confronti, aspettative e paragoni…ero pronto a tutto.
Scopro che sono in 6, che il cantante suona anche la chitarra, che molti sono polistrumentisti, che il vibrafono è uno strumento base dei loro pezzi, che il batterista è una macchina, che quello che si occupa dei suoni elettronici ha macchine che non ho mai visto…scopro di essere emozionato. Quello che vedo è un concerto suonato da dio, interpretato magnificamente, intenso, dolce, violento…perfetto. In alcuni momenti l’emozione è tanta che mi sale qualche lacrima.
Ma come, quelle canzoni che su CD non mi hanno mai dato tanto, qui riescono a farmi questo?
Pensandoci forse ho capito il perchè…

Ho partecipato ad un momento importante per le persone che erano in quella sala, cioè per quelli che hanno ascoltato il CD nove anni fa quando erano ancora 20enni e per il gruppo, che con quel CD ha raggiunto probabilmente il momento più alto della propria carriera.

Si intuisce chiaramente che non è un concerto come gli altri, ma quando arriviamo al terzo bis l’intuizione diventa certezza. Ora non so se mi comprerò anche gli altri CD dei Notwist, ma questo concerto me lo ricorderò (spero) a lungo.

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Sleigh Bells – Festsaal, Kreuzberg – 31.01.2011

Sleigh Bells, gruppo al quale sono in certo qual modo affezionato.
Scoperti in una delle mie giornate passate navigando tra blogs, myspace e siti vari quando ancora non erano esplosi come gruppo di tendenza per teenagers.
Il blog, ci tengo a citarlo, è Better Than Sex, gestito da un ragazzo e una ragazza con degli ottimi gusti in fatto di nuovi gruppi (americani in questo caso) e nuove tendenze…se volete vedere cosa sarà di moda fra un po’ vi consiglio di darci un’occhiata.
Come ho detto si tratta di musica per teenagers, quindi nulla di artisticamente fondamentale, ma i loro pezzi hanno quel qualcosa di nuovo che li portano comunque su un altro livello. Mettici tutto l’immaginario che sapientemente (loro o i loro produttori) sono riusciti a costruirsi attorno ed ecco fatto il gruppo dell’anno, con centinaia di concerti in America e in giro per il mondo, più di 80000 fans su facebook e video cliccatissimi su youtube…(MTV non lo so perchè è da anni che non ho più la TV).
Non so dirvi se l’anno prossimo riusciranno a mantenere su di loro tutta questa attenzione, ma se vi va di sentire l’ennesimo mix tra punk, hip hop, metal e indie scaturito da quel calderone infinito che è New York, questo è il momento adatto.

Tornando al loro live, come al solito finisco in un localino troppo bello, di quelli con le loggette in alto, colore rosso soffuso, pavimento in legno…insomma, quel tipo di locale che in Italia ancora non ho visto. Sul palco, a proposito di bravura nel crearsi l’immagine, un muro di 8 casse Marshall che fanno sempre il loro porco effetto.

Apre il concerto tal Jason Forrest, un panzone con una felpa orrenda con tanto di farfalla in paillettes che attacca il suo macbook al mixer e spara dei pezzi che ancora non riesco a definire…tekno-freak? jungle-rock?…mah!
Lo spettacolo non è decisamente un granchè, ma il nostro uomo ci mette così tanto impegno sul palco che alla fine se non altro ispira simpatia, facendo divertire i teenagers di cui sopra che, un po’ prendendolo per il culo e un po’ sul serio, ballano e interagiscono con lui creando una bella atmosfera.

Ad un certo è buio, delle campane a morto risuonano nella sala mentre gli urli delle ragazzine sbronze sotto il palco si levano al cielo. Poi parte una chitarra speed-metal a volumi esorbitanti e tra il fumo e la luce rossa dei fari compaiono due sagome…eh, niente, un buon inizio vale metà concerto.
Sono in due, Derek E. Miller alla chitarra (ma che poi è quello che compone tutte le musiche del duo) e Alexis Krauss alla voce, ex-maestra elementare che ha voluto esperienze un po’ più stimolanti di una stabile carriera scolastica a quanto pare.
All’inizio i volumi delle basi e della chitarra sono talmente alti che la voce non si riesce nemmeno ad intuire e probabilmente se ne accorge anche il fonico, perchè quasi subito cerca di porvi rimedio, anche se l’immagine del gruppo prevede che la gente rimanga stordita e suggestionata dalla botta di suono.
Infatti a me non dispiace, perchè è quello che voglio da un gruppo come questo.
Il concerto fila via liscio, le canzoni sono belle e funzionano, e Alexis (oltre ad essere una gran bella ragazza) sul palco sa fare decisamente il suo porco lavoro. Il giudizio col quale esco dal Festsaal di Kreuzberg è quello di una persona soddisfatta, coi timpani che fischieranno fino al giorno dopo e con una carica che è sempre bello avere alla stazione di metropolitana di una capitale europea alle 2 di notte…e a giudicare dal gruppetto di 20enni sbronzissime che grida e corre su e giù per le scale della metropolitana direi che non sono l’unico.

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